Cultura
Insomnia d’amore

“All’inizio fu un piede rotto, poi un sopracciglio spaccato, alla fine un cuore spezzato. Ma, come ho già detto da qualche parte, il cuore umano è indistruttibile. Tu immagini soltanto che si sia spezzato, è lo spirito che subisce il vero colpo. Ma anche lo spirito è forte e, se lo desideri, si può sempre riprendere”
Comincia così Insomnia-ovvero il démone dell’amore, uno dei libri più intensi di Henry Miller, pubblicato per la prima volta a New York nel 1974 dalle edizioni Doubleday and Company, edito in Italia da Castelvecchi editore.
Henry Miller, fu uno degli scrittori più anticonformisti, provocatori e viscerali del Novecento, il suo primo romanzo, Il tropico del cancro, presentato nel 1934 a Parigi, quando venne pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1961 dalla Grove Press, gli valse un processo per oscenità. La vita artistica e biografica di Miller si intreccia nel 1931 a doppio filo con quella di un’altra singolare e prestigiosa scrittrice di letteratura erotica come Anais Nin. Ne nasce un connubio letterario e sentimentale che influenzerà in modo importante tutta la loro produzione letteraria.
Henry Miller e Anais Nin, furono due scrittori di raro talento vissuti a cavallo di un secolo padre di due guerre epiche, e di intensi stravolgimenti sociali che cambiarono la carta geografica di mezza Europa e causarono migrazioni epocali, contaminazioni e rinascita esistenziale e culturale.
Insomnia è un pamphlet sull’amore tormentato, poche pagine dedicate al più nobile dei sentimenti che ti sconvolge la vita, diventa ossessione impastata di sonno perso, delirio notturno e gelosia divoratrice.
In questo piccolo capolavoro narrativo, viene facile immaginare lo scrittore inquieto e dannato dai suoi pensieri, che parla al lettore con una sigaretta consumata fra le labbra: “Alle tre del mattino quando sei innamorato senza speranza e sei troppo orgoglioso per telefonarle (…) ti può capitare di prendertela con te stesso (…). Oppure di scrivere lettere che non imbucherai mai, oppure di camminare su e giù per la stanza, di bestemmiare, pregare, ubriacarti, oppure di far finta che ti ucciderai”.
La donna che seduce e abbandona lo scrittore anziano (75 anni) che insegue questo “fuoco fatuo”, è un’affascinante cantante di night club, di origine orientale. La figura femminile di questa seduttrice senza pietà, emerge tra le righe di questa lunga lettera d’amore senza mai apparire. Nel desiderio ardente che anima la scrittura viscerale di Miller in Insomnia, noi riusciamo a immaginare anche la sua feroce bellezza che si staglia sullo sfondo narrativo come un’abbagliante visione su un palcoscenico.
Henry Miller fu uno scrittore impetuoso, che trasudava passione carnale e intellettuale. Era di origine tedesca, mentre nel sangue di Anais Nin, sua amante di vita, scorreva sangue cubano, spagnolo, francese e danese.
Dalla loro relazione nacquero diverse opere letterarie, prima fra tutte: “I diari d’amore” di Anais Nin – poi raccolti in un unico volume – comprendenti trentacinquemila pagine intrise di biografia e narrativa. La loro vena creativa fu feconda reciprocamente, al punto che quasi risulta impossibile scindere la vita reale da quella narrativa: “Henry mi ha detto che non poteva essermi infedele quando lo facevo soffrire – non riusciva a farlo per vendicarsi. (…) La follia di Henry quando è innamorato è molto simile alla mia (…) siamo emotivi, squilibrati in amore. Abbiamo bisogno della creazione per rafforzarci. La gelosia affligge tutti e tre come in Proust.” Anais inizio a scrivere i diari nel 1931: il fatidico anno in cui cominciò la sua relazione amorosa con Miller.
Quando Henry Miller e Anais Nin si conoscono sono entrambi sposati. Anais con un banchiere ed Henry con una attrice, June Mansfield, che a sua volta sedurrà Anais trascinandola in una passione omosessuale.
Il triangolo sentimentale che ne deriverà, verrà descritto nel romanzo Henry & June di Anais Nin.
In questa lunga relazione costellata di passione ma anche di tradimenti e tormenti esistenziali, Henry – nato e cresciuto a New York da genitori tedeschi emigrati nella Grande Mela – condusse una vita da bohemien, spesso squattrinato, vivendo tra Parigi e New York, a tratti a spese della moglie June e della stessa amante Anais Nin.
Influenzato dal surrealismo negli anni parigini, a sua volta divenne icona e autore di riferimento per gli esponenti della Beat Generation. Tornò a vivere in California nel 1940, dove la sua produzione letteraria oltre a suscitare una riflessione sulla necessità di rivedere la legge sulla pornografia e la censura dopo il processo che lo vide imputato, continuò con la pubblicazione di diverse opere – compresa la trilogia Sexus Plexus e Nexus – e articoli critici verso la società americana.
Adesso, naturalmente, non sono più giovane – cosa che rende il tutto ancora più fastidioso. E, senza bisogno di aggiungerlo, ancora più ridicolo. A parte il fatto che, ricordate le mie parole, quando si tratta di amore, niente, nessuno, nessuna situazione può essere mai considerata del tutto ridicola. L’unica cosa che non riceviamo mai abbastanza è l’amore. E l’unica cosa che non doniamo mai abbastanza è amore.
Cultura
21 giorni per rinascere
21 giorni per rinascere è l’ultima fatica letteraria del prof. Franco Berrino, e non solo. E’ un libro prezioso scritto con Daniel Lumera e David Mariani. E’ un percorso per cambiare vita, ringiovanire e occuparsi della propria salute. E’ un accompagnamento al cambiamento, un invito a volersi più bene sul serio. Un libro da leggere a settembre. E’ un po’ capodanno vero?

Cambiare si può, spesso si desidera cambiare, ma è così difficile! Ci sono resistenze interne, un po’ di pigrizia, forse anche paura di non riuscirci davvero. O anche paura di riuscirci sul serio. Sarà capitato anche a voi di pensare di voler cambiare, ma di non riuscire a tradurre in azioni il nostro desiderio.
Quando si parla di cambiare abitudini si pensa facilmente alle dipendenze, al modo che abbiamo di alimentarci, alla nostra attività fisica. Bene, tutti in teoria – chi più chi meno – pensa di sapere in liena teorica cosa occorrerebbe fare, ma non sempre è così.
Iniziamo con un punto importante: per ottenere grandi cambiamenti dobbiamo iniziare a cambiare piccole abitudini; fare piccoli passi, un passo alla volta. Ma come si fa a creare una nuova abitudine? Per i nostri esperti, per Franco Berrino, Daniel Lumera e David Mariani per instaurare una nuova abitudine occorrono 21 giorni. Il giro di boa è 21 giorni.
E poi stacchiamoci dall’idea della privazione, che sa di punizione e le punizioni non piacciono veramente a nessuno. Pensiamo ad aggiungere: contemporaneamente aggiungendo, toglieremo. Aggiungendo della frutta secca alla colazione sarà più facile eliminare il cornetto per esempio. Oppure esplorando nuovi tipi di tè potremo limitare l’uso del caffè.
Piccoli gesti in direzione della nostra salute.
21 giorni per rinascere è una guida che vi accompagna verso la creazione di nuove abitudini. Fatevi un regalo, ne sarete felici.
Qui la nostra intervista al professor Franco Berrino.
Cultura
La forma dell’acqua
Ogni storia d’amore ha la sua forma, la sua natura e parla la sua lingua. È questa la favola di The shape of water, (la forma dell’acqua) l’ultimo film del visionario Guillermo del Toro, Leone d’oro alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia e già candidato a 13 nomination agli Oscar, in uscita il prossimo 14 febbraio. […]

Ogni storia d’amore ha la sua forma, la sua natura e parla la sua lingua. È questa la favola di The shape of water, (la forma dell’acqua) l’ultimo film del visionario Guillermo del Toro, Leone d’oro alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia e già candidato a 13 nomination agli Oscar, in uscita il prossimo 14 febbraio.
Siamo a Baltimora nel 1962, in piena Guerra Fredda, e gli americani catturano e segregano in un laboratorio governativo una strana creatura degli abissi, che secondo una sarebbe una divinità guaritrice.
Elisa (Sally Hawkins) è una timida ragazza muta che lavora come inserviente nel laboratorio. Ha due soli amici: la sua collega di colore Zelda, – Octavia Spencer, già premio Oscar, che ricordiamo per la sua magistrale interpretazione ne Il diritto di contare di Theodore Melfi – e Giles (Richard Jenkins) un vicino di casa discriminato in quanto omosessuale con il quale Elisa condivide la sua solitudine.
In questo laboratorio di spie americane e infiltrati del KGB, il capo – Michael Shannon, lo sceriffo di Animali Notturni di Tom Ford – è un cinico aguzzino che sevizia la creatura alla ricerca di chissà quale verità sulla sua natura. Sullo sfondo di questa “aliena” storia d’amore tra Elisa e l’uomo acquatico, Guillermo del Toro, con spirito messicano, dipinge il ritratto di un’America accecata dalla guerra e dal complottismo, tanto da non accorgersi che quella creatura è davvero la misteriosa forma di intelligenza di un altro mondo.
Elisa priva di voce si avvicina al mostro acquatico e riesce a stabilire con lui un contatto emotivo unico.
Ispirato dagli archetipi fiabeschi presenti nell’immaginario collettivo il regista ha dichiarato: “Volevo creare una storia bella ed elegante sulla speranza e sulla redenzione come antidoto al cinismo dei nostri tempi. Volevo che questa storia prendesse la forma di una fiaba, in cui un umile essere umano si trovasse a vivere un’avventura più grande e trascendente di qualsiasi altro evento della sua vita. Ho pensato che sarebbe stata una buona idea contrapporre quell’amore a qualcosa di tanto malvagio come l’odio tra le nazioni complice della Guerra Fredda, o l’avversione tra le persone causato dalle differenze di razza, colore, abilità e genere.”
È così che attraverso il fantasy Guillermo del Toro supera i limiti della realtà, fa appello agli amanti e ai sognatori di resistere al cinismo dei tempi, che tutto logora, e di trascinare fuori dagli abissi ancestrali delle nostre paure l’amore con la A maiuscola, l’amore capace di guarire e far rinascere.
Cultura
Chiamami con il tuo nome: l’estate, il desiderio e l’amore.
Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, candidato con 4 nomination agli Oscar 2018, è uno di quei film che rimarrà nella storia del cinema come una delle pellicole più romantiche degli ultimi dieci anni.
Luca Guadagnino regista siciliano tanto amato all’estero quanto criticato dalla stampa italiana, è uno di quei cineasti sul quale non avremmo scommesso più di tanto al suo debutto con Melissa P. […]

Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, candidato con 4 nomination agli Oscar 2018, è uno di quei film che rimarrà nella storia del cinema come una delle pellicole più romantiche degli ultimi dieci anni.
Luca Guadagnino regista siciliano tanto amato all’estero quanto criticato dalla stampa italiana, è uno di quei cineasti sul quale non avremmo scommesso più di tanto al suo debutto con Melissa P.
Invece prima di Chiamami col tuo nome, avevamo già cambiato opinione sul suo cinema con Io sono l’amore e A Bigger Splash, presentato a Venezia 72, che vedeva come protagonista una splendida Tilda Winston in versione rockstar in vacanza a Pantelleria. E anche in quell’occasione Guadagnino aveva fatto il pieno dei consensi presso la stampa estera e il pieno delle critiche in casa. Misteri del pensiero omologato probabilmente.
Chiamami col tuo nome è tratto dall’omonimo romanzo di Andrè Acìman che compare fugacemente anche nel film di Guadagnino. La sceneggiatura è stata adattata anche grazie al contributo dello scrittore e regista James Ivory che è anche produttore associato.
Nella trasposizione cinematografica il romanzo è ambientato a Crema città di residenza del regista, anziché in Liguria. La famiglia Perlman è una famiglia di colti borghesi illuminati che vive in un splendido casale di campagna. Siamo nell’estate del 1983 ed Elio, interpretato da Thimotée Chalamet, è un adolescente di 17 anni fuori dal comune, che passa l’estate a scrivere di musica, a leggere e a flirtare con Marzia. Oliver (Armie Hammer) è un aitante studente di archeologia del New England, che il padre di Elio ospita per aiutarlo a completare una tesi di dottorato.
Guadagnino ci fa fare un tuffo nostalgico nel passato, in una un’estate tipicamente italiana, fatta di corse sudate in bici, partite a pallavolo, bagni nel lago tra un canzone e l’altra della Bertè, gustose cene sotto le stelle e l’amore sognato che scoppia all’improvviso.
Chiamami col tuo nome è l’estate nel cuore che fa trepidare nei tormenti del primo amore, scivolare in profondi abissi e poi volare fino alle vertigini.
In Elio c’è la purezza di un adolescente così precocemente già pregno di cultura e bellezza da sentirsi fuori luogo in mezzo ai suoi coetanei. Il padre è un docente di archeologia e la madre Annella (interpretata da Amira Casar) è una donna che riflette lo stereotipo della moglie bella, accogliente, affettuosa e silente osservatrice.
Elio respira una libertà di espressione fuori dal comune per la società italiana di provincia degli anni ‘80. È chiaro che Guadagnino, ancora una volta, come in A Bigger Spalsh, ci fotografa l’estratto borghese di una classe sociale con uno stile di vita elitario.
All’arrivo di Oliver, Elio è costretto a dividere con lui la stanza; a primo acchito non vi è empatia fra i due, ma quasi un gioco di scherno. Elio si sente prevaricato dall’arrogante capacità di seduzione di Oliver, entrambi ostentano reciprocamente indifferenza nell’assoluta inconsapevolezza di ciò che li travolgerà.
Chiamami col tuo nome è un film che ha avuto una lunga gestazione tra una scrittura e l’altra, i produttori Luca Spears e Howard Rosenman hanno letto il libro per la prima volta nel 2008. Nel 2014 James Ivory viene coinvolto negli adattamenti della sceneggiatura e quasi 9 anni dopo cominciano le riprese.
La location scelta da Guadagnino è una villa abbandonata a Moscazzano vicino Crema, che la set decorator Violante Visconti, nipote di Luchino, ha reso l’elegante villa di famiglia del XII secolo.
Nelle sue note di regia Guadagnino dice: “Mi piace pensare che Chiamami col tuo nome chiuda una trilogia di film sul desiderio, con Io sono l’amore e A Bigger Splash.
Mentre nei precedenti il desiderio spingeva al possesso, al rimpianto, al disprezzo, al bisogno di liberazione, in Chiamami col tuo nome abbiamo voluto esplorare l’idillio della giovinezza. Elio, Oliver e Marzia sono irretiti in quella splendida confusione che una volta Truman Capote ha descritto, affermando “l’amore, non avendo una mappa, non conosce confini”.
Ed è così che Elio scopre la felicità dell’amore rivelato ma anche il dolore bruciante della perdita, e poi del ritorno alle convenzioni sociali. È un amore che seppur breve rimarrà inciso nella memoria.
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