fbpx
Connect with us

Cultura

7 libri da regalare

Ti stai domandando che regali fare a Natale? A Natale l’umanità si divide automaticamente in due categorie: quelli che, avvolti dallo spirito natalizio tutto luci e Jingle Bells, hanno la lista dei regali pronta da fine agosto, e quelli che, invece, potendo inventare un teletrasporto temporale si farebbero catapultare direttamente al 2 gennaio. Per tutti urge comunque trovare una soluzione ai regali, magari una soluzione economica e possibilmente densa di significato, che lasci spazio all’immaginazione e alle parole, senza doverle per forza trovare. […]

Pubblicato

il

regali di natale libri

Ti stai domandando che regali fare a Natale? A Natale l’umanità si divide automaticamente in due categorie: quelli che, avvolti dallo spirito natalizio tutto luci e Jingle Bells, hanno la lista dei regali pronta da fine agosto, e quelli che, invece, potendo inventare un teletrasporto temporale si farebbero catapultare direttamente al 2 gennaio. Per tutti urge comunque trovare una soluzione ai regali, magari una soluzione economica e possibilmente densa di significato, che lasci spazio all’immaginazione e alle parole, senza doverle per forza trovare.

Un buon libro è sempre il regalo giusto per ogni mood, e può anche diventare un ottimo messaggio più o meno subliminale. Ecco la nostra lista dei libri da regalare a Natale.

[amazon_link asins=’8806233319′ template=’ProductAd’ store=’pensasalute05-21′ marketplace=’IT’ link_id=’ed91c207-e4b7-11e7-8e49-db81d3924279′]

Divorziare con stile l’ultimo libro dello scrittore napoletano Diego De Silva, ci restituisce l’autoironico avvocato Vincenzo Malinconico, personaggio di brillante sagacia che avevamo già apprezzato nei suoi precedenti Non avevo capito niente, Mia suocera beve e Sono contrario alle emozioni.

Ritroviamo il personaggio più celebre di De Silva: un avvocato sempre più insofferente al mestiere e verso la fauna travestita dei colleghi che frequentano il tribunale. In quest’ultimo Divorziare con stile lo sferzante Malinconico diventa il difensore della moglie di un avvocato ricco e potente, accusata di tradimento virtuale. Ma Malinconico mantiene la schiena dritta, anche di fronte ad un allettante tentativo di corruzione. Vincenzo Malinconico è l’unico personaggio della narrativa contemporanea con il quale poterci sentire compresi e a nostro agio pure nei doppi avvitamenti carpiati che da paranoici sentimentali elaboriamo:

D’accordo è un mio limite, e non ditemi che dovrei superarlo perché già lo so e non è che sentirmelo ripetere mi aiuti. In amore io non mi rilasso mai, sono sempre in tensione. Ho paura di rovinarlo, di fare una cazzata che lo danneggi in modo irreparabile, di svegliarmi e di non trovarlo più, di scoprire che non c’è mai stato. E sono cronicamente stanco del rapporto di coppia, del conflitto di fondo che lo avvelena e lo svelena finché non lo immunizza e lo sopprime (perché non c’è amore senza conflitto: palle, che l’amore è pace, l’amore al massimo è tregua).

 

 

[amazon_link asins=’8845931218′ template=’ProductAd’ store=’pensasalute05-21′ marketplace=’IT’ link_id=’00d676e3-e4b8-11e7-b02b-6124b95f4808′]

-La vegetariana di Han Kang, il titolo è solo la metafora di una profonda metamorfosi esistenziale della protagonista. Romanzo di raffinata profondità, La Vegetariana dà voce, attraverso la metafora del cibo, alle ferite più intime e nascoste di Yeog-Hye. La protagonista riveste il ruolo di una giovane moglie perfetta e devota fino a quando un terribile sogno la scuote nell’intimo e tutto comincia a cambiare nella sua vita. In una lontana Soul, Yong-Hye diventa vegetariana dopo aver sognato una lunga canna di bambù da cui pendono infinite quantità di carne ancora sanguinanti. Il sangue della carne la imbratta ovunque e lei percepisce come un senso di soffocamento. Quando si risveglia provvede a buttare via dal suo frigorifero tutta la carne accumulata, davanti allo sguardo incredulo del marito. Da qui in poi inizia il suo percorso interiore di rivelazione. Ricordando gli abusi ricevuti dal padre da piccola, rimuove progressivamente l’identità di donna “oggetto” nella quale sente di essere stata ingabbiata per anni. La vegetariana è senz’altro un libro ispirato e di ispirazione per chi crede nella resilienza e nella capacità di rinascere.

 

 

 

Il bello dei grandi classici è che non deludono mai. Ed eccone una selezione per voi:

[amazon_link asins=’8804604921′ template=’ProductAd’ store=’pensasalute05-21′ marketplace=’IT’ link_id=’17eb2053-e4b8-11e7-bdba-790df6936664′]

Memoria delle mie puttane tristi di Gabriel Garcia Marquez,

Questo piccolo romanzo del premio Nobel per la letteratura Gabriel Garcia Marquez (Cento anni di solitudine è il suo romanzo più celebre), racconta la poesia di un uomo che a 90 anni vive “forse” il suo primo amore.

Il protagonista è un giornalista consumato, che per il proprio compleanno vuole regalarsi una notte d’amore con una donna giovanissima e ancora vergine. L’uomo non ha mai vissuto una storia d’amore, tutte le donne della sua vita sono andate con lui a pagamento, per tutta la vita si è sempre preservato dal “gettare il cuore oltre l’ostacolo”. Adesso, a 90 anni, il suo desiderio è riacciuffare “sospiri di giovinezza”, ma si ritrova a trascorrere una notte dopo l’altra a guardare questa giovane donna dormire. Nel bordello in cui si incontrano, sguardi e parole lasceranno il posto a un sentimento profondo e sconosciuto per il protagonista. In Memoria delle mie puttane tristi chiunque può ritrovare i propri pensieri interrotti, le parole mai dette, gli incontri mancati, le incongruenze e, forse, quell’ultima speranza dell’amore, che può aspettarci anche fino all’ultimo giorno e nonostante noi.

(…) Allora spensi la luce con l’ultimo fiato, allacciai le mie dita alle sue per portarla con me per mano e contai i dodici rintocchi della mezzanotte con le mie dodici lacrime finali (…) 

 

[amazon_link asins=’8807888963′ template=’ProductAd’ store=’pensasalute05-21′ marketplace=’IT’ link_id=’2d9a1fac-e4b8-11e7-9f06-6b3b008f5da7′]

Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski: se c’è uno scrittore del Novecento con il quale non vi annoierete mai è sicuramente lui. Bukowski è uno di quegli autori che ti immagini seduto nella sua spoglia stanza a battere furiosamente sui tasti della macchina da scrivere, con una sigaretta quasi consumata stretta tra le labbra e una quantità di mozziconi ancora fumanti dentro il posacenere. È stato un autore brillante e di irresistibile ironia, come tutti i titoli – dissacranti – delle sue opere. Storie di ordinari follia è una raccolta di racconti scritta nel 1976, quando l’autore era un cinquantenne senza una lira in tasca. Qualche divorzio alle spalle, e una grafomania incontinente senza velleità che quasi inconsapevolmente ne ha fatto lo scrittore che ricordiamo.

In Bukowski si respira la strada, i bassifondi, la miseria di una qualsiasi metropoli. Per questa sua visione sempre molto cruda della realtà, Bukowski viene immaginato come il “barbone” della letteratura. Eppure, il suo dissacrante piglio narrativo spesso lascia il posto a stracci di poesia malinconica e sentimentale di rara bellezza:

Perché la gente cerca di darci contro? È perché sono infelici e la gente infelice ha voglia di sfasciare le cose. Non ci sono persone felici? Perché? Perché si vergognano e hanno paura di confessare che non sono felici”.

 

Italo Calvino, “Il barone rampante”

Ambientato in un paesino immaginario della riviera ligure, Ombrosa, è la storia di un giovane barone, Cosimo Piovasco di Rondò, primogenito di una famiglia nobile “momentaneamente” decaduta. Cosimo, dopo un litigio con il padre a 12 anni, salirà sugli alberi del giardino di casa e non scenderà mai più.

La vita di Cosimo si svolgerà sempre sugli alberi, prima nel giardino di famiglia e dopo nei boschi del circondario. Una vita rincorsa, di protesta e “sospesa” in cui anche l’amore troverà la sua dimensione interrotta, fatta di litigi, fughe, equivoci e parole non dette.

 «E lei: Tu credi che l’amore sia dedizione assoluta, rinuncia di sé.
Era lì sul prato, bella come mai, e la freddezza che induriva appena i suoi lineamenti e l’altero portamento della persona sarebbe bastato un niente a scioglierli, e riaverla tra le braccia… Poteva dire qualcosa, Cosimo, una qualsiasi cosa per venirle incontro, poteva dirle: “Dimmi che cosa vuoi che faccia, sono pronto.” e sarebbe stata di nuovo felicità per lui, la felicità insieme senza ombre. Invece disse: “Non ci può essere amore se non si è sé stessi con tutte le proprie forze».

 

Fëdor Dostoevskij, “Le notti bianche”.

E un libro piccolissimo, un piccolo tesoro, in cui prima o poi vi capiterà di inciampare. E’ forse un appuntamento di ognuno. E’ lontano dalla produzione del Dostoevskij che conosciamo. Leggero e profondo. Qui lo consigliamo come un augurio di felicità che possa sorprendere, meravigliare e pacificare.

«Io vorrei farti dormire, ma… come i personaggi delle favole, che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici. Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani. Guarda, Natalia, il cielo! È una meraviglia!».

 

 

[amazon_link asins=’B00GRHH9P4′ template=’ProductAd’ store=’pensasalute05-21′ marketplace=’IT’ link_id=’8d085bf8-e4b8-11e7-a7b5-efc5bf8cc551′]

Javier Marias, Un Cuore così Bianco

Questo romanzo di Marias è uno dei più belli finora scritti dall’autore spagnolo. Marias ha una penna veloce e mai banale. Sa indagare i pensieri e offre riflessioni dense. Qui si parla di quei pensieri segreti che vivono nelle coppie. Si parla di matrimonio, della visione comune e allo stesso tempo lontana che possono avere due persone che “vedono il mondo dallo stesso cuscino”. Confidenze, segreti, dubbi, ma anche il potere taumaturgico della fiducia nell’amore. E una certezza: aldilà dei se e dei ma, quello che c’è è quello che ci sarebbe stato comunque.

 I passi fatti una notte, per caso e senza conseguenze porteranno a una situazione inevitabile alla fine del tempo o del futuro astratto, e davanti a tale situazione, ci chiediamo con credula illusione:“E se non fossi entrato in quel bar? E se non fossi andato a quella festa?(…)”. Ce lo domandiamo ingenuamente, credendo (…) che in quel caso non avremmo conosciuto Luisa (…) Ma conosceremo sempre Luisa, è inutile farsi domande perché è tutto così. Nascere dipende da un movimento casuale, da una frase pronunciata da uno sconosciuto dall’altro capo del mondo, un gesto interpretato, una mano sulla spalla o un sussurro che poteva non essere sussurrato. Qualsiasi passo compiuto e ogni parola pronunciata da qualsiasi persona in qualsiasi circostanza (…) hanno ripercussioni inimmaginabili (…).”

 

Per essere sempre aggiornato sulle notizie e di salute e per seguire tutti i nostri consigli, iscriviti alla Newsletter!

 

Continua a leggere
Clicca qui per scrivere il tuo commento

Lascia il tuo messaggio

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cultura

21 giorni per rinascere

21 giorni per rinascere è l’ultima fatica letteraria del prof. Franco Berrino, e non solo. E’ un libro prezioso scritto con Daniel Lumera e David Mariani. E’ un percorso per cambiare vita, ringiovanire e occuparsi della propria salute. E’ un accompagnamento al cambiamento, un invito a volersi più bene sul serio. Un libro da leggere a settembre. E’ un po’ capodanno vero?

Pubblicato

il

Scritto da

emozioni

Cambiare si può, spesso si desidera cambiare, ma è così difficile! Ci sono resistenze interne, un po’ di pigrizia, forse anche paura di non riuscirci davvero. O anche paura di riuscirci sul serio. Sarà capitato anche a voi di pensare di voler cambiare, ma di non riuscire a tradurre in azioni il nostro desiderio.

Quando si parla di cambiare abitudini si pensa facilmente alle dipendenze, al modo che abbiamo di alimentarci, alla nostra attività fisica. Bene, tutti in teoria – chi più chi meno – pensa di sapere in liena teorica cosa occorrerebbe fare, ma non sempre è così.

Iniziamo con un punto importante: per ottenere grandi cambiamenti dobbiamo iniziare a cambiare piccole abitudini; fare piccoli passi, un passo alla volta. Ma come si fa a creare una nuova abitudine? Per i nostri esperti, per Franco Berrino, Daniel Lumera e David Mariani per instaurare una nuova abitudine occorrono 21 giorni. Il giro di boa è 21 giorni.

E poi stacchiamoci dall’idea della privazione, che sa di punizione e le punizioni non piacciono veramente a nessuno. Pensiamo ad aggiungere: contemporaneamente aggiungendo, toglieremo. Aggiungendo della frutta secca alla colazione sarà più facile eliminare il cornetto per esempio. Oppure esplorando nuovi tipi di tè potremo limitare l’uso del caffè.

Piccoli gesti in direzione della nostra salute.

21 giorni per rinascere è una guida che vi accompagna verso la creazione di nuove abitudini. Fatevi un regalo, ne sarete felici.

Qui la nostra intervista al professor Franco Berrino.

Continua a leggere

Cultura

La forma dell’acqua

Ogni storia d’amore ha la sua forma, la sua natura e parla la sua lingua. È questa la favola di The shape of water, (la forma dell’acqua) l’ultimo film del visionario Guillermo del Toro, Leone d’oro alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia e già candidato a 13 nomination agli Oscar, in uscita il prossimo 14 febbraio. […]

Pubblicato

il

Scritto da

la forma dell'acqua

Ogni storia d’amore ha la sua forma, la sua natura e parla la sua lingua. È questa la favola di The shape of water, (la forma dell’acqua) l’ultimo film del visionario Guillermo del Toro, Leone d’oro alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia e già candidato a 13 nomination agli Oscar, in uscita il prossimo 14 febbraio.

Siamo a Baltimora nel 1962, in piena Guerra Fredda, e gli americani catturano e segregano in un laboratorio governativo una strana creatura degli abissi, che secondo una sarebbe una divinità guaritrice.

Elisa (Sally Hawkins) è una timida ragazza muta che lavora come inserviente nel laboratorio. Ha due soli amici: la sua collega di colore Zelda, – Octavia Spencer, già premio Oscar, che ricordiamo per la sua magistrale interpretazione ne Il diritto di contare di Theodore Melfi – e Giles (Richard Jenkins) un vicino di casa discriminato in quanto omosessuale con il quale Elisa condivide la sua solitudine.

In questo laboratorio di spie americane e infiltrati del KGB, il capo – Michael Shannon, lo sceriffo di Animali Notturni di Tom Ford – è un cinico aguzzino che sevizia la creatura alla ricerca di chissà quale verità sulla sua natura. Sullo sfondo di questa “aliena” storia d’amore tra Elisa e l’uomo acquatico, Guillermo del Toro, con spirito messicano, dipinge il ritratto di un’America accecata dalla guerra e dal complottismo, tanto da non accorgersi che quella creatura è davvero la misteriosa forma di intelligenza di un altro mondo.

Elisa priva di voce si avvicina al mostro acquatico e riesce a stabilire con lui un contatto emotivo unico.

Ispirato dagli archetipi fiabeschi presenti nell’immaginario collettivo il regista ha dichiarato: “Volevo creare una storia bella ed elegante sulla speranza e sulla redenzione come antidoto al cinismo dei nostri tempi. Volevo che questa storia prendesse la forma di una fiaba, in cui un umile essere umano si trovasse a vivere un’avventura più grande e trascendente di qualsiasi altro evento della sua vita. Ho pensato che sarebbe stata una buona idea contrapporre quell’amore a qualcosa di tanto malvagio come l’odio tra le nazioni complice della Guerra Fredda, o l’avversione tra le persone causato dalle differenze di razza, colore, abilità e genere.”

 

È così che attraverso il fantasy Guillermo del Toro supera i limiti della realtà, fa appello agli amanti e ai sognatori di resistere al cinismo dei tempi, che tutto logora, e di trascinare fuori dagli abissi ancestrali delle nostre paure l’amore con la A maiuscola, l’amore capace di guarire e far rinascere.

Continua a leggere

Cultura

Chiamami con il tuo nome: l’estate, il desiderio e l’amore.

Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, candidato con 4 nomination agli Oscar 2018, è uno di quei film che rimarrà nella storia del cinema come una delle pellicole più romantiche degli ultimi dieci anni.

Luca Guadagnino regista siciliano tanto amato all’estero quanto criticato dalla stampa italiana, è uno di quei cineasti sul quale non avremmo scommesso più di tanto al suo debutto con Melissa P. […]

Pubblicato

il

Scritto da

chiamami con il tuo nome

Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, candidato con 4 nomination agli Oscar 2018, è uno di quei film che rimarrà nella storia del cinema come una delle pellicole più romantiche degli ultimi dieci anni.

Luca Guadagnino regista siciliano tanto amato all’estero quanto criticato dalla stampa italiana, è uno di quei cineasti sul quale non avremmo scommesso più di tanto al suo debutto con Melissa P.

Invece prima di Chiamami col tuo nome, avevamo già cambiato opinione sul suo cinema con Io sono l’amore e A Bigger Splash, presentato a Venezia 72, che vedeva come protagonista una splendida Tilda Winston in versione rockstar in vacanza a Pantelleria. E anche in quell’occasione Guadagnino aveva fatto il pieno dei consensi presso la stampa estera e il pieno delle critiche in casa. Misteri del pensiero omologato probabilmente.

 

Chiamami col tuo nome è tratto dall’omonimo romanzo di Andrè Acìman che compare fugacemente anche nel film di Guadagnino. La sceneggiatura è stata adattata anche grazie al contributo dello scrittore e regista James Ivory che è anche produttore associato.

Nella trasposizione cinematografica il romanzo è ambientato a Crema città di residenza del regista, anziché in Liguria. La famiglia Perlman è una famiglia di colti borghesi illuminati che vive in un splendido casale di campagna. Siamo nell’estate del 1983 ed Elio, interpretato da Thimotée Chalamet, è un adolescente di 17 anni fuori dal comune, che passa l’estate a scrivere di musica, a leggere e a flirtare con Marzia. Oliver (Armie Hammer) è un aitante studente di archeologia del New England, che il padre di Elio ospita per aiutarlo a completare una tesi di dottorato.

Guadagnino ci fa fare un tuffo nostalgico nel passato, in una un’estate tipicamente italiana, fatta di corse sudate in bici, partite a pallavolo, bagni nel lago tra un canzone e l’altra della Bertè, gustose cene sotto le stelle e l’amore sognato che scoppia all’improvviso.

Chiamami col tuo nome è l’estate nel cuore che fa trepidare nei tormenti del primo amore, scivolare in profondi abissi e poi volare fino alle vertigini.

In Elio c’è la purezza di un adolescente così precocemente già pregno di cultura e bellezza da sentirsi fuori luogo in mezzo ai suoi coetanei. Il padre è un docente di archeologia e la madre Annella (interpretata da Amira Casar) è una donna che riflette lo stereotipo della moglie bella, accogliente, affettuosa e silente osservatrice.

Elio respira una libertà di espressione fuori dal comune per la società italiana di provincia degli anni ‘80. È chiaro che Guadagnino, ancora una volta, come in A Bigger Spalsh, ci fotografa l’estratto borghese di una classe sociale con uno stile di vita elitario.

All’arrivo di Oliver, Elio è costretto a dividere con lui la stanza; a primo acchito non vi è empatia fra i due, ma quasi un gioco di scherno. Elio si sente prevaricato dall’arrogante capacità di seduzione di Oliver, entrambi ostentano reciprocamente indifferenza nell’assoluta inconsapevolezza di ciò che li travolgerà.

Chiamami col tuo nome è un film che ha avuto una lunga gestazione tra una scrittura e l’altra, i produttori Luca Spears e Howard Rosenman hanno letto il libro per la prima volta nel 2008. Nel 2014 James Ivory viene coinvolto negli adattamenti della sceneggiatura e quasi 9 anni dopo cominciano le riprese.

La location scelta da Guadagnino è una villa abbandonata a Moscazzano vicino Crema, che la set decorator Violante Visconti, nipote di Luchino, ha reso l’elegante villa di famiglia del XII secolo.

Nelle sue note di regia Guadagnino dice: “Mi piace pensare che Chiamami col tuo nome chiuda una trilogia di film sul desiderio, con Io sono l’amore e A Bigger Splash.

Mentre nei precedenti il desiderio spingeva al possesso, al rimpianto, al disprezzo, al bisogno di liberazione, in Chiamami col tuo nome abbiamo voluto esplorare l’idillio della giovinezza. Elio, Oliver e Marzia sono irretiti in quella splendida confusione che una volta Truman Capote ha descritto, affermando “l’amore, non avendo una mappa, non conosce confini”.

 

Ed è così che Elio scopre la felicità dell’amore rivelato ma anche il dolore bruciante della perdita, e poi del ritorno alle convenzioni sociali. È un amore che seppur breve rimarrà inciso nella memoria.

 

Continua a leggere

Positive Web Presence

awards positive web presence

Categorie

ARCHIVIO PUBBLICAZIONI

SEGUICI SU FACEBOOK

NOTE

PensallaSalute è un giornale iscritto al Registro Stampa del tribunale di Padova in data 01/02/2016 an n. 2401
Il giornale propone contenuti a scopo divulgativo e informativo e non possono sostituire la consulenza di un medico.

CONTATTI

Direttore Responsabile: Raffaella Cosentino
Email: redazione@pensallasalute.com
Fotografie e illustrazioni: Fotolia e Shutterstock
Editore: ALMOST BLUE
Via Pompeo Molmenti 6, 35128 Padova
P.IVA 03359590795 | info@almostblue.it
Scopri i nostri Autori | Contattaci

Di Tendenza